Continuano le polemiche per l'assegnazione dell'organizzazione della fase finale dei Mondiali di Calcio 2022 al Qatar, il primo Paese arabo chiamato ad ospitare un evento di tale rilevanza. Stavolta è il turno dei gruppi per i diritti gay fermamente contrari a tenere un simile evento in un Paese dove l'omosessualità è reato.
Non ha contribuito a rilassare l'atmosfera la battuta del presidente della Fifa, Sepp Blatter, che, interpellato nei confronti dei tifosi omosessuali che si recheranno nel piccolo emirato del Golfo, ha ribattuto che non si saranno discriminazioni e ha detto ironicamente che, però, i gay dovranno «astenersi da qualsiasi attività sessuale».
Parole che non hanno però sortito l'effetto sperato sugli attivisti per i diritti gay, che hanno lanciato «un boicottaggio di tutte le attività associate ai Mondiali di Calcio 2022» sostenendo che non si dovrebbero «tenere in Paese che abusa e disconosce i diritti umani basilari delle persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali)».
Stessi toni sono arrivati dall'ex campione britannico di basket John Amaechi, il primo giocatore dell'Nba ad aver dichiarato la propria omosessualità nel febbraio del 2007, che in merito ha usato parole durissime: «Se lo sport non serve a cambiare la società, neanche temporaneamente durante un evento come i Mondiali di calcio che chiamano il mondo a partecipare, allora non è molto di più che uomini adulti che inseguono un pallone e dovremmo trattarlo così».
Quanto alla dichiarazione di Blatter, Amaechi ha sottolineato come, un decennio fa, sarebbe stata considerata inaccettabile.
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