Gay nel mondo del pallone. Un argomento che suscita un ingiustificato imbarazzo in tanti calciatori e addetti ai lavori incapaci di dichiarare apertamente i loro gusti sessuali. Ancora troppo forte l'ostrascismo di un ambiente dominato dai valori maschilisti.
Nella giornata di ieri hanno guadagnato gli onori della cronaca due dichiarazioni al riguardo: quella del centravanti del Bayern Monaco Mario Gomez e, in serata, le scuse del presidente della Federcalcio croata Vlatko Markovic.
«Colleghi gay, fate coming out». Sono state le parole di Gomez che ha invitato i colleghi omosessuali ad uscire allo scoperto. «Giocherebbero con maggiore libertà. Essere gay non è un tabù da tanto tempo», ha detto la punta in un'intervista al magazine tedesco Bunte. «Abbiamo già il vicecancelliere che è gay, proprio come il sindaco di Berlino», dice riferendosi al ministro degli esteri, Guido Westerwelle, e al primo cittadino della capitale, Klaus Wowereit.
In Croazia invece, sul sito della Federcalcio è apparso un documento a firma del Presidente dopo il polverone per alcune sue recenti affermazioni sul quotidiano Vecernji List ritenute omofobe e che sono state per questo stigmatizzate dalle associazioni di gay e lesbiche. «Mi scuso con tutti quelli che si sono sentiti offesi da alcuni passaggi della mia intervista. Sono mortificato per il fatto che alcune mie dichiarazioni siano state in parte male interpretate. Non era mia intenzione offendere nessuno. Non ho nulla contro gli appartenenti a minoranze in generale, e tantomeno contro gli omosessuali». Nell'intervista al giornale Markovic aveva detto di essere contrario all'inclusione nella nazionale di calcio croata di giocatori omosessuali, sottolineando che «per fortuna solo chi gode di buona salute gioca al calcio».
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