mercoledì 18 maggio 2011

ITALIA: CANE SPETTATORE ALLO STADIO, ESULTA ABBAIANDO AL GOL

Un vicequestore, all'ingresso dello stadio, le ha detto: «Siamo orgogliosi di avere una come lei allo stadio». Lei si è seduta in curva nord, dove stanno i tifosi più appassionati del Livorno che sognano di tornare in serie A. Per la verità nel secondo tempo si è anche appisolata. Ma quando Dionisi ha fatto gol, ha gridato insieme agli altri, orgogliosa della sua sciarpa amaranto.
Kyra ha da poco compiuto 4 anni, ultima di una cucciolata abbandonata: è un meticcio che ha l'aspetto di una lupacchiotta e che è stato il primo cane a vedere una partita di calcio allo stadio 'Picchi', Livorno-Piacenza, e peraltro ha portato anche bene.
Il suo padrone, Mario Bartoli, portuale di 54 anni in pensione, ha impiegato un paio di mesi di carte bollate, telefonate e appuntamenti, ma alla fine c'è riuscito: Kyra può entrare allo stadio.
«In curva ci siamo messi un pò isolati, dove c'erano meno persone in modo da non dare fastidio - racconta Mario - Ma a fine gara molti si sono avvicinati, le hanno fatto le foto e mi hanno chiesto se la riporto».
Il pass per entrare a Kyra l'ha dato il difensore civico del Comune, Gisella Seghettini, perchè i requisiti li ha e lo dice la legge: fa parte, infatti, delle unità cinofile della Protezione Civile a Rosignano (è addestrata a cercare le persone scomparse e fa anche 'pet therapy' nelle scuole).
«Si è comportata come al solito, si è messa buona, sdraiata - aggiunge Bartoli - Anzi, a un certo punto si è addormentata. Quando ha fatto gol il Livorno l'ho svegliata io, le ho fatto il segnale e ha iniziato ad abbaiare insieme ai cori dello stadio, per partecipare alla festa».
Un rapporto tanto stretto che Mario aveva rinunciato alle partite del Livorno per restare con il suo cane: «Per me è tutto, non ci separiamo mai». Non è solo affetto, è gratitudine: un aneurisma ha portato via il figlio di Mario, Christian, ancora 17enne, nel 1998. «Non accettavo più niente della vita - dice - Lei mi ha cambiato la vita, mi ha fatto tornare a vivere. La più grossa ricompensa è vedere il sorriso di un bimbo disabile che la accarezza». «Vorrei che la storia di Kyra - conclude Bartoli - potesse diventare un esempio per uno stadio aperto a tutti: vorrebbe dire che finalmente è tornato a essere un luogo dove possono andare tutti, comprese le famiglie».
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